Letizia Muratori, "Spifferi", La nave di Teseo

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Letizia Muratori, "Spifferi", La nave di Teseo


 Raccolta di sei brevi racconti del mistero, caratterizzati da un'atmosfera rarefatta e sospesa, in cui prendono forma degli spettri che, nell'economia della narrazione, costituiscono l'oggettivazione di timori e dolori rimossi o elusi dai protagonisti attraverso un processo di astrazione spesso sofisticato, ma che finisce sempre per essere frustrato dalle trappole che la nostra psiche costantemente tende alla nostra volontà.
 Il primo racconto, Rispondi a Dimitri, è la storia di una specie di stalking telefonico durato venticinque anni: un'anziana coppia di coniugi in pensione - lui ex medico, lei ex insegnante - in procinto di trasferirsi in un appartamento più piccolo di quello che hanno sempre abitato in seguito alle insistenze della figlia, che ha già provveduto a disdire il loro contratto con la compagnia telefonica, quasi si rammarica di non poter più ricevere le chiamate di Dimitri, uno strano personaggio che da cinque lustri telefona a casa loro quotidianamente, sostenendo di essere stato un paziente del dottore. Le telefonate hanno a volte risvolti inquietanti: capita che il disturbatore resti dietro l'apparecchio senza profferire parola, in un silenzio teso; altre volte sembra colloquiare con una seconda persona, presumibilmente la madre, a cui però si sospetta che sia lui stesso a dare artificialmente vita, parlando in falsetto, come una sorta di novello Norman Bates.
 Le indagini della figlia della coppia porteranno allo scoperta di una realtà speculare rispetto a quella supposta: a parlare al telefono è la madre - la signora Di Mitri - che cerca di tenere in vita un ectoplasma vocale del figlio morto tempo prima, ed effettivamente curato in ospedale dal medico nel lontano 1979. 
 Il secondo racconto, Alla deriva in Antartide, parla di una bizzarra nevrosi che porta il compagno della titolare della voce narrante, Pietro - ipocondriaco, fotofobico ed ecologista radicale -, a rifiutare ogni aspetto della modernità che risulti anche solo vagamente invasivo per l'ambiente (compreso il sapone) per isolarsi in una casa fredda, buia e maleodorante. Quando la protagonista-narratrice si ribella a tutto ciò e manifesta l'intenzione di andarsene definitivamente da una casa che assomiglia sempre di più a una prigione, Pietro si suicida nella vasca da bagno. Il senso di colpa porta allora la protagonista a rivolgersi a una sensitiva nella folle speranza di ristabilire un contatto con il compagno morto; e, nelle parole della sensitiva, prende inaspettatamente forma una sorta di raggelato spettro della memoria del defunto: una voce che ripetendo "alla deriva in Antartide" dà corpo alla preoccupazione di Pietro per lo scioglimento dei ghiacci dovuto al riscaldamento globale.
 Il terzo racconto, Lascialo finire, mette in scena una visita della protagonista-narratrice, che di mestiere fa la giornalista, a un agriturismo aperto nel Chianti in una dimora storica, appartenente a una ricca famiglia di origini ebraiche, immersa in uno splendido contesto naturale; una visita dalla quale ella spera di trarre un originale articolo sugli "israeliti nel Chianti". La visita finisce per riportare a galla una strana storia su un cane fantasma che infesterebbe la villa, a cui i membri più anziani della famiglia hanno tutta l'aria di credere davvero. 

Letizia Muratori

L'aspetto più inquietante della vicenda è che quella storia affonda le radici nella memoria delle persecuzioni razziali e dell'Olocausto; e lo sbalordimento della protagonista raggiunge il parossismo quando, una sera, la luce se ne va per un black out, e si comincia a udire un abbaiare insistito. L'abbaiare, alla prova dei fatti, si nota provenire da un vecchio giocattolo dall'aspetto di un cane, che però è incredibilmente privo di batterie!
 Il quarto racconto si intitola Questa è la rosa bulgara, e parla di una donna che, priva di un lavoro, accetta, dietro lauto compenso, di occuparsi dell'organizzazione del catering per una festa che l'inquilino russo dell'attico dello stesso stabile in cui ella abita un piccolo appartamento al pianterreno - Leo Vasilev - ha deciso di organizzare in casa sua. L'uomo è appena stato lasciato dalla moglie, un'aristocratica italiana, e Galina, la ventiduenne ucraina che è la sua nuova fidanzata, gli è di ben poco aiuto. Il fatto è che l'attico apparteneva un tempo alla famiglia della protagonista; da una finestra dell'ultimo piano dello stabile sua madre si era gettata quando ella aveva soltanto due anni.
 L'incredibile sorpresa che aspetta la protagonista nell'attico di Vasilev è che l'ineffabile Galina - per il resto una ragazza bella ma piuttosto insignificante - "vede" il fantasma di sua madre; lo vede e comunica con lui, in una sorta di trance che la conduce, al termine della festa, a seguirlo al di là del davanzale della finestra che la madre della protagonista ha usato per suicidarsi.
 Miss Mucca è l'unico racconto con un narratore esterno, e fa riferimento a quanto accade nei pressi di un piccolo albergo a Villa, un villaggio vicino al confine con la Svizzera che ospita dei profughi richiedenti asilo. Molti di loro vengono da esperienze terribili e, nonostante questo - come sovente avviene - devono affrontare la diffidenza, quando non l'aperta ostilità, degli abitanti del luogo. L'ostilità della gente è accresciuta dal fatto che qualcuno degli ospiti stranieri dell'albergo è sospettato di piccoli furti e, addirittura, di piromania.
 Il responsabile dei furti e degli incendi è Ephrem, il fratello undicenne di Magda, una donna eritrea che conosce bene l'italiano per aver lavorato, nel suo Paese natale, per un'impresa italiana impegnata nella costruzione di una diga, e che per questo fa da interprete e da guida a tutto il gruppo di profughi. Magda ed Ephrem, in realtà, tengono nascosta la loro parentela per permettere a Ephrem di ricongiungersi ad altri parenti che risiedono in Germania. La piromania di Ephrem è conseguenza della morte del padre, ghermito da un incendio mentre lavorava per gli italiani in Eritrea; la famiglia non aveva ricevuto alcun risarcimento e, da quel momento, Ephrem aveva cercato il fantasma del padre in ogni lingua di fuoco.
 Quando un abitante di Villa scopre la colpa di Ephrem e minaccia di denunciarlo, Magda, che già è reduce da terribili abusi subiti in Libia, decide di concedersi alla lussuria dell'uomo per salvare il fratello. Mentre si abbandona passivamente alla nuova violenza, Magda indugia nel pensiero del concorso istituito a Villa per eleggere il migliore esemplare bovino della valle, Miss Mucca; e, sarcasticamente, le viene da ridere.
 Nell'ultimo racconto, Ghost Crab, il protagonista-narratore è un uomo, Michele, un gay italiano che insieme al compagno sta cercando di avere un figlio con l'aiuto di una madre surrogata negli Stati Uniti. Quando si reca negli Usa - a Norfolk, in Virginia -  per verificare come procede la gravidanza, scopre che Amanda, la madre surrogata, ha in realtà perso il bambino. La rivelazione avviene nella casa di un sensitivo morto da tempo, e considerato dai suoi seguaci alla stregua di un profeta, dove Amanda si reca ogni settimana a fare le pulizie; e nell'aria aleggia forte la sensazione che, se Michele, il suo compagno Sergio e Amanda ci riprovassero, i loro desideri possano davvero prendere corpo nello spirito del nascituro.
 I racconti migliori del novero, sebbene molto diversi l'uno dall'altro, sono senza dubbio Rispondi a Dimitri (il più sottile e originale) e Miss Mucca (il più angosciosamente dolente, nel suo realismo).
 In generale il libro appare molto raffinato, supportato da una scrittura tersa e gradevole, capace di dare corpo a uno stile a metà tra Yoko Ogawa e Michele Mari.

Voto: 6+


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