Annie Ernaux, "Memoria di ragazza", L'Orma

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Annie Ernaux, "Memoria di ragazza", L'Orma


 Tutti i libri di Annie Ernaux hanno come tema centrale e fattore propulsivo l'esplorazione della memoria biografica dell'autrice posta in relazione con dati storici oggettivi. In questo caso la narrazione è focalizzata sugli anni decisivi del passaggio di Annie dall'adolescenza all'età adulta, quelli che vanno dal 1958 al 1963, dai suoi 18 ai suoi 23 anni d'età. 
 Rispetto ai testi precedenti, però, viene qui molto più esplicitamente problematizzato dalla voce narrante il rapporto tra la donna di oggi e la ragazza di un tempo, che ragionava, sentiva, vedeva il mondo in modo affatto diverso dalla persona che sarebbe divenuta in seguito; era insomma in tutto e per tutto un'altra rispetto alla scrittrice che, faticosamente, oggi cerca di ricostruire il suo essere di più di mezzo secolo prima.
 L'interrogativo essenziale che viene posto è: Come è possibile restituire letterariamente l'essenza di un individuo di cui si sono condivisi i pensieri ma che, di fatto, non esiste più? E soprattutto, a che scopo farlo? 
 A livello stilistico, il riflesso di questo problematico approccio è un'oscillazione tra la prima e la terza persona per designare la protagonista e raccontare le sue avventure: la Ernaux si riferisce alla ragazza che è stata talvolta dicendo "lei", talaltra dicendo "io" (mentre, ad esempio, ne Gli anni l'uso della terza persona era assolutamente pervasivo).
 A livello tematico e contenutistico, invece, l'autrice da una parte si costringe a una serie di ricerche su documenti ancora disponibili (foto, diari, lettere ricevute dalle amiche o a esse spedite) che dovrebbero servire a scongiurare gli inganni della memoria, e prova a chiedersi insistentemente come appariva quella ragazza del 1958 o del 1959 a coloro che condivisero con lei alcune delle sue esperienze decisive.
 D'altra parte, si affida alla capacità della scrittura in sé di "disseppellire cose, magari anche una soltanto, irriducibile a ogni sorta di spiegazione - psicologica, sociologica o quant'altro -, una cosa che sia il risultato del racconto stesso e non di un'idea precostituita o di una dimostrazione, una cosa che provenga dal dispiegamento delle increspature della narrazione, che possa aiutare a comprendere - a sopportare - ciò che accade e ciò che facciamo" (che, sia detto tra parentesi, è uno dei più commoventi atti di fede nella scrittura che mi sia capitato di leggere).
 Ciò che viene fuori è un "Ritratto di ragazza" che, più che picassiano, è escheriano, tanto risulta complesso e labirinticamente introflesso, caleidoscopico e inafferrabile.

 Annie Ernaux a 18 anni

 Annie Duchesne (questo il nome da nubile della Ernaux), nell'estate del 1958 - quella del ritorno al potere del Generale De Gaulle durante la Guerra d'Algeria, e della vittoria al Tour di Charly Gaul -, visse la sua prima esperienza lavorativa lontana dalla famiglia: studentessa in un collegio di suore nella nativa Yvetot, infatti, durante le vacanze fu accettata come educatrice nella colonia di S nell'Orne.
 In realtà, quando approdò in quella località, tutto il suo essere sentiva soprattutto un insopprimibile bisogno di diventare finalmente consapevole del proprio corpo. Il sesso, senza che se ne rendesse perfettamente conto, divenne il filo conduttore di quell'estate, in cui l'alta, miope, studiosa, svagata Annie passò da un ragazzo all'altro - miracolosamente, e solo per qualche disguido "tecnico", senza "perdere la verginità" (che peraltro per molto tempo fu convinta di non aver conservato) -, facendo al cospetto dei colleghi la figura della "puttana della domenica", ed entrando in una lunga e tormentata fase di transizione che doveva decidere del suo futuro.
 Al termine di quell'estate cominciò, a Rouen il suo ultimo, deprimente anno di liceo, necessario per accedere agli studi superiori, dopo il quale Annie scelse di entrare nella Scuola Normale di Magistero anziché alla Facoltà di Lettere: in questo modo, decise di non assecondare la propria indole e le proprie inclinazioni, ma la volontà del padre e le consuetudini classiste che volevano, per le figlie della piccola borghesia brillanti negli studi, una carriera - al massimo - da maestre elementari.
 Ma durante il terribile 1959, proprio il suo corpo sembrò ribellarsi per primo a quella situazione, gettando la ragazza nelle braccia dell'amenorrea e della bulimia (di cui manifestava tutti i sintomi ma che all'epoca non era in grado di definire come tali). L'anno scolastico alla Normale si concluse così con la decisione di Annie di tornare sui propri passi, abbandonando la trafila necessaria per diventare maestra elementare e partendo per un anno come ragazza alla pari a Londra, insieme a una compagna di corso a cui era allora particolarmente legata (pur avendo davvero poco in comune con lei), designata con l'iniziale R.
 Alla fine dell'esperienza londinese Annie si iscriverà a lettere, portando in sostanza a termine quella che, a posteriori, si potrebbe definire la sua "perigliosa traversata verso il porto della scrittura"; anche se lei per prima riconosce come questa interpretazione appartenga al "campo dei convincimenti rassicuranti" la cui verità, in fondo, è impossibile da stabilire.
 Molto più giusto è dire che il senso di quello che ci è accaduto nel corso della vita è in qualche modo sempre inafferrabile, ed esplorare la memoria (magari coltivando la scrittura) significa sempre "esplorare il baratro tra la sconcertante realtà di ciò che accade nel momento in cui accade e la strana irrealtà che, anni dopo, ammanta ciò che è accaduto".

Voto: 7,5    


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